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Figure nel mistero. Commento ad una fotografia di Estella

Analisi di Senza Titolo, di Estella.

  • Il piano figurativo. Poiché la fotografia è proposta tramite la rete, il piano fisico è dato per scontato e piano; su di esso l’autore non ha margini per intervenire. L’analisi quindi inizia dal livello dei contenuti. La foto è a colori, senza evidenti modifiche dei colori originali. Una figura apparentemente infantile, un bambino?, con indosso una giacca gialla con cappuccio, si staglia, nella parte alta del fotogramma, contro un rettangolo di cielo azzurro. Guarda in camera. Ai suoi piedi una lunga striscia di mattonelle forma una sorta di passerella che si estende per i 5/6 del fotogramma guidando dal margine basso sino al soggetto in alto. Alla destra del soggetto, le sagome di due lampioni sembrano echeggiarlo. La luce decisa proviene dalla destra, bassa, e mette in evidenza la scultura delle mattonelle accentuandone la sensazione di consistenza.
  • Il livello plastico, piano visuale. L’immagine presenta una forte simmetria bilaterale con destra e sinistra che si specchiano l’una nell’altra. Fa eccezione la presenza dei due fanali in alto sulla destra e l’asimmetria delle ombre, la scena infatti è illuminata con decisione dalla luce solare proveniente da destra. Orizzontalmente l’immagine  è divisa in due fasce, la parte bassa, con il tracciato delle mattonelle, che assume il tono caldo della luce solare; la parte alta, un sottile rettangolo azzurro, contrasta in maniera decisa, con il suo tono freddo. In questo campo il soggetto vestito di giallo crea un ulteriore motivo di contrasto che ne evidenzia la presenza. Le linee guida dei terzi (in rosso) separano tre bande verticali e tre orizzontali che corrispondono con buona approssimazione alle demarcazioni suggerite dagli elementi presenti. Con maggiore forza, le divisioni nella griglia della proporzione aurea (verde) stringono sulla fascia verticale  centrale, quella contenente il soggetto, e riprendono le forti demarcazioni visibili sul tracciato del pavimento. In questa ripartizione di spazi il rettangolo del cielo divide a metà il riquadro alto. Tutto considerato un posizionamento felice degli elementi della scena.

 

Le linee guida. La nostra attenzione è portata verso il soggetto dal percorso delle fughe prospettiche sul tracciato della pavimentazione. Queste producono una serie di linee di forza convergenti sul soggetto. Lo spazio nell’immagine è fortemente recessivo e ci trascina verso l’estremo alto, grazie ad una scelta appropriata del punto di presa. L’immagine in questo modo si caratterizza per il suo forte dinamismo.

Rime eidetiche, o rime visive. La solitudine del soggetto, che si presenta come un segno verticale isolato nell’asse mediano, è attenuata da due elementi verticali, due lampioni, che, a breve distanza, gli fanno il verso, compagni inanimati che danno la sensazione di osservarlo da presso.

  • Il piano mentale. L’immagine pone degli interrogativi che sembrano senza risposta. Le prime cose su cui la mente si interroga, osservando una fotografia, sono normalmente il quando, il dove, il perchè. La presenza forte della figura in alto nell’inquadratura, unica ed una, isolata ed evidente, che guarda verso di noi determinando coinvolgimento sembra sollecitare risposte. Una massima del giornalismo americano, insegnata a tutti gli allievi delle scuole, recita che ogni notizia deve rispondere alle cinque W: who, where, when, what e why: Chi, dove, quando, cosa e perchè. Abilmente il fotografo ci sottopone con forza questo corollario di domande lasciando a noi un tentativo di risposta, mostrandoci un mondo arcano, solitario, regolare e artificiale privo di qualsiasi elemento naturale, di interazioni edi azioni. Un mondo sospeso nel tempo, e suggestivamente mentale.  Il richiamo forte è all’arte metafisica e ai cantori della solitudine, De Chirico, Hopper… Viene quindi naturale l’associazione seguente con “Il grande metafisico” un dipinto di De Chirico del 1971. Grazie ad Estella per averci suggerito queste riflessioni.

Bruno Manunza.

 

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