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Month: May 2020

Intersezioni. Commento ad una foto di Paolo Enrico.

Il livello dei contenuti o, come in qualche caso avrebbe detto John Szarkowsky: “The thing itself”, il soggetto, la cosa in sè.

Una piccola piazza, a Milano, un giorno grigio e piovoso, come si deduce dal’abbigliamento delle poche persone nella foto e dall’ombrello aperto in primo piano, una fontana a più getti (ancora acqua) bagna un grande parallelepipedo in vetro, trasparente, che invade la scena centralmente occupandone la quasi totalità. Un moderno palazzo, in vetro cemento molto squadrato, al centro della foto, fa da sfondo e, di lato, fanno ala le palazzine ai bordi della piazza. Sulla sinistra un grande manifesto con un volto maschile che guarda davanti a sè; sulla destra dell’immagine la pubblicità di un’automobile si riflette sulla grande vetrata trasparente, mostrando una figura di donna ed una vettura. Un livello ricco di elementi e di dettagli rivelatori (… ancora Szarkowsky).

Il livello plastico.

L’immagine presenta un piano di simmetria verticale che la divide in due metà quasi equivalenti, inoltre la fotografia contiene una serie di elementi ricorsivi che ritmano la sua lettura: le linee verticali dei getti della fontana, e quelle sull’edificio posteriore, spingono lo sguardo verso l’alto e scandiscono l’inquadratura da sinistra a destra. Da sinistra e da destra, le fughe delle linee prospettiche sugli edifici laterali spingono verso il centro dell’immagine con una forte azione dinamica.

Come evidenziato negli schemi seguenti la diagonale discendente unisce il volto nel manifesto pubblicitario  con il passante in basso a destra generando un senso di interazione mentre la diagonale ascendente incornicia i due passanti in primo piano, peraltro collocanti sulla linea dei terzi di sinistra. Le due linee dei terzi di sinistra e destra delimitano l’edificio al centro in maniera rigorosa, i getti della fontana sono limitati, in alto, dalla mediana orizzontale. Il risultato è un posizionamento degli elementi della scena sapiente e molto ben organizzato.

Quando poi l’immagine è confontata con la geometria della spirale aurea vediamo che questa, avvolgendosi ricomprende gli elementi umani della scena trovando poi il suo punto di massima attrazione nella coppia in primo piano. Il triangolo aureo (linee azzurre), quel particolare triangolo che si forma tracciando dagli spigoli dell’inquadratura la perpendicolare alle diagonali del rettangolo, guida direttamente dal volto in alto nel manifesto alle figure in primo piano con l’ombrello.

L’immagine sfrutta la presenza di una serie di piani paralleli non ostrusivi (fontana, struttura in cristallo) per definire profondità e distanze, le linee di fuga degli edifici rendono recessivo lo spazio della fotografia attraendoci verso lo sfondo. Ancora, le linee tracciate dalla direzione dei movimenti e dei camminamenti stabiliscono una direzione privilegiata, da sinistra a destra, quella dell’ingresso. Globalmente una  immagine che trascina lo sguardo nella sua esplorazione.

La cromia. I toni sono freddi o grigi. Tutte le figure sono scure. Le uniche note calde, che agiscono da attrattori, sono nel riflesso della pubblicità in alto sulla superficie di vetro e nella vetrina in basso a destra verso cui sembra dirigersi la figura solitaria sulla destra della scena.

Lo spazio mentale

Ci troviamo in uno spazio aperto urbano, grigio e piovoso come suggerisce l’ombrello aperto in primo piano. L’acqua dai getti della fontana, rafforza questa sensazione. Rare figure si muovono, reali e inespressive, in questo spazio, senza nessuna interazione con l’osservatore o tra loro. Gli unici agganci avvengono virtualmente attraverso lo sguardo della figura sul manifesto e quello della donna nella pubblicità dell’auto, che appare rivolta verso di noi, confusa nei riflessi sul vetro. Dobbiamo cercare contatto e ingaggio in un mondo posticcio reale che, dall’alto sembra sorvegliare e controllare i pochi abitanti della scena che l’attraversano fuggevolmente, diretti altrove. Le icone della pubblicità vi giganteggiano e la abitano in permanenza. Loro sembrano i veri padroni del luogo. Un luogo irreale quasi fantascientifico che richiama alla mente altre immagini con altre icone che controllano dall’alto e cercano un dialogo con noi. Una citazione per tutte, tratta da Blade Runner (il primo) che penso Paolo Enrico apprezzerà…

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